GAETANO GRAVAGNA ARCHITETTO

CONCORSO D’IDEE PER LA REALIZZAZIONE DEL “PONTE DEL CADENON” (MOBILE) SUL PORTO VECCHIO DEL CENTRO STORICO DI LAZISE (VR)

INTRODUZIONE AL PROGETTO DELL’OPERA
Sulla scorta dell’analisi storico-ambientale, appare evidente come Lazise e, in modo particolare, il contesto del Porto Vecchio condensino in sé una stratificazione di condizioni culturali e paesaggistiche che ne determinano un ruolo urbano e territoriale di eccezionale spessore.
Ciò trova un riscontro altrettanto evidente sia nell’alto valore emblematico attribuito al sito dalla popolazione residente, e non solo, sia nell’interesse e nel riguardo con cui gli organi comunali e regionali lo amministrano.
Si riscontra, altresì, come l’evoluzione della figura urbana sia connotata da una certa libertà e apertura al nuovo. Lo testimonia, ad esempio, la realizzazione della sistemazione del nuovo Lungolago col suo carattere decisamente innovativo nei confronti del patrimonio esistente e la cui integrazione appare, oggi, diffusamente accettata.
Tanta cura e attenzione non può, tuttavia, restituire alcune perdite irreparabili nel patrimonio storico-architettonico della città, quali l’eliminazione dei portici situati a filo d’acqua a nord del porto e l’abbattimento degli edifici denominati “Casa del doganiere” e “Torre del Cadenon” avvenuto nel 1924, sebbene risulti innegabile, pur senza ricavarne valida legittimazione, come l’apertura del porto al lago abbia accresciuto considerevolmente l’effetto paesaggistico.

La Torre del Cadenon, in particolare, apparteneva a pieno titolo al complesso monumentale della Dogana, sia per l’evidente identità stilistica che per le sue funzioni specifiche a integrazione delle attività dell’edificio doganale. Essa, infatti, oltre alla funzione di torre d’avvistamento e di segnalazione verso il lago, amministrava chiusura e apertura dell’accesso al porto mediante una grossa catena, tirata o abbassata in funzione delle esigenze, dalla quale deriva la denominazione “Torre del Cadenon”.
Quanto sia radicata l’immagine e la funzione della Torre, nella comunità lacisiense, è testimoniato dalla persistenza della denominazione anche in una tipica festa popolare: la “Cuccagna del Cadenon” che si svolge a Lazise, a fine agosto, nel sito ove sorgeva la torre.
Il gusto per la memoria e la rievocazione storica risulta, peraltro, molto presente nella popolazione di Lazise che celebra regolarmente, in vari periodi dell’anno, manifestazioni seguite e apprezzate, con orgoglio cittadino, al di là dell’aspetto prettamente turistico-folcloristico.
LA FUNZIONALITA’
Nel progetto, si è praticata la scelta di contenere l’altezza dell’intradosso del ponte alla dimensione necessaria per un possibile passaggio esclusivamente di imbarcazioni minori. Tale altezza è stata raggiunta con una serie di gradini sulle due banchine nella direzione del lungolago e con una rampa alternativa a nord, parallela alla banchina.
Sul ponte, al fine di contenere lo sviluppo della scalinata a nord, è stata prevista una serie di cinque scaloni in pendenza che impegnano solo per metà la luce dell’impalcato, lasciandone la parte rimanente interamente orizzontale.
Il superamento del ponte, quindi, risulta molto agevole per l’utenza pedonale, mentre l’accessibilità per la disabilità risulta garantita dal percorso alternativo.
Per quanto attiene alla mobilità della struttura, per consentire l’apertura del passaggio al porto alle imbarcazioni di maggiori dimensioni, si è preferita la soluzione di rotazione intorno a un asse verticale posto sulla banchina sud.
Tale scelta consente di mantenere libera da ulteriori ingombri la banchina nord e, comunque, contiene al minimo l’occupazione di suolo anche in fase di apertura. Inoltre, tale meccanismo permette un ulteriore eventuale utilizzo dell’apparato del ponte.
La rotazione a novanta gradi verso il lago, infatti, trasformerebbe il ponte in una passerella a sbalzo che consentirebbe la discesa di passeggeri da vaporetti, direttamente sulla banchina adiacente alla Vecchia Dogana.
IL RUOLO URBANO
Spesso, nella filosofia di progetto, il ponte evoca la volontà di andare oltre, di osservare ciò che l’altra sponda offre: un rito di passaggio per chi si appresta a esplorare territori ignoti, nel cammino verso un cambiamento. E tale suggestione, spesso, può rappresentare la chiave risolutiva del progetto.
Nel nostro contesto, invece, ci troviamo in una condizione diversa, persino opposta all’immagine appena descritta. Qui il ponte non consente un allontanamento, né l’esplorazione del nuovo, bensì riaccosta ciò che già si appartiene. La dimensione contenuta e l’unitarietà del sito, la quotidianità del rapporto che inevitabilmente si instaurerà col nuovo manufatto, la straordinaria carica affettiva coltivata da tutti i frequentatori, residenti o turisti, verso questi luoghi, pretendono la “domesticità” dell’opera.
Il ponte, pur nella sua riconoscibile contemporaneità, dovrà indurre a dimenticare il tempo della sua assenza e dichiarare la sua completa appartenenza al contesto.
Questo risultato, nel presente progetto, è stato ricercato mediante due registri differenti: la suggestione nella memoria collettiva e la percezione dell’esperienza personale.
Il primo registro trova attuazione nella citazione allusiva della scomparsa Torre del Cadenon. Il ponte, collocato pressoché nella medesima posizione, con la sua struttura di quattro colonne in acciaio che riprendono l’altezza dell’antica Torre, ne rievoca l’immagine, senza concedersi all’imitazione. Inoltre, con la funzione di gestione dell’ingresso al bacino del porto, il ponte ripercorre, in una sorta di rappresentazione storica, l’avvicendarsi ciclico di apertura e chiusura del “Cadenon”: la casella della memoria inconscia collettiva ritrova, quindi, un tassello ad essa aderente e la citazione rende giustizia al manufatto perduto, perpetrandone il ricordo.
Col secondo registro, il progetto ricerca la creazione di un rapporto personale dell’utente col nuovo “oggetto” urbano. Così, affidabilità e gradevolezza divengono requisiti fondamentali per l’innesco di questo nuovo menage.
Il ponte, oltre a essere solido, dovrà apparire solido; la sua percorrenza non dovrà sottoporre a vibrazioni poco rassicuranti, per quanto innocue; la superficie della sua pavimentazione dovrà garantire l’assenza di scivolosità in ogni condizione atmosferica; il suono del calpestio dovrà restituire la consapevolezza della solidità del tavolato; la procedura di rotazione dovrà avvenire con lentezza e rassicurare sull’impossibilità di essere sorpresi dal movimento.
I materiali utilizzati, idonei all’accostamento agli edifici storici presenti nel contesto di progetto, risulteranno accoglienti e familiari e il pedone, che attraverserà il ponte, ritroverà percezioni conosciute e confortevoli: la ruvidezza della pietra con cui sono bordate le banchine, la morbidezza e l’odore dei legnami delle imbarcazioni, la rotondità levigata dei passamano dei vaporetti.
LA VISIBILITA’ DAL PONTE
Altro aspetto interessante e coinvolgente, per gli utilizzatori del ponte, sarà la nascita di nuovi punti di osservazione del sito e del lago.
La nuova posizione, rialzata di oltre due metri rispetto alla quota della banchina, consentirà di cogliere, con una visuale più libera e completa, l’intero complesso monumentale del Porto Vecchio e spingere lo sguardo fino alla fuga prospettica di piazza Vittorio Emanuele.
Si osserverà l’andirivieni degli scafi e l’arrivo dei vaporetti da una posizione privilegiata e, volgendo lo sguardo verso l’orizzonte, si leggerà più nitidamente il profilo della costa opposta.
In occasione della “Cuccagna del Cadenon” e delle altre manifestazioni cittadine, il ponte potrà prendere il ruolo di tribuna per gli spettatori e, viceversa, in altri eventi specifici, la sua pedana orizzontale di oltre cinque metri ne consentirà l’utilizzo come palco, con una splendida scenografia naturale del lago.
LA VISIBILITA’ DEL PONTE
Oltre ad accrescere il repertorio delle visuali possibili, il ponte entrerà nelle composizioni delle visuali esistenti, rinnovandole e arricchendole.
La sua forma e i cromatismi dei materiali, armonizzati col contesto, non sono stati definiti con l’obiettivo del mimetismo contestuale, ma con la volontà di creare una metamorfosi del sito senza traumi né sconvolgimenti.
La sua sagoma laterale delinea una precisa e caratteristica immagine ma, di fatto, mantiene un’ampia permeabilità visiva in quanto l’unica superficie interamente opaca è rappresentata dalle travi lamellari dell’altezza di un metro.
Il tracciato del suo percorso asseconda quelli già esistenti sul luogo, ma si pone come nuovo asse cardinale dei flussi pedonali. E non solo. Per la sua inequivocabile riconoscibilità, il ponte diventa nuovo riferimento per le imbarcazioni, sia durante il giorno che durante la notte.
Il progetto, infatti, prevede anche un efficiente impianto notturno che contempla quattro livelli distinti d’illuminazione, avendo cura di non innescare alcun inquinamento luminoso.
Una serie di LED a bassa potenza marca il profilo inferiore del ponte, segnalandone la sagoma nel rapporto ravvicinato.
Una serie di ‘spot’, posti sulle facce interne delle travi lamellari portanti, proietta dei fasci luminosi sul tavolato di calpestio che guidano con discrezione i passi dei viandanti.
Quattro proiettori, incassati nel carter di rame posto a copertura del gruppo di colonne strutturali in acciaio, consentono di indirizzare, in specifiche circostanze che richiedano tali prestazioni, potenti flussi luminosi verso l’intero percorso di attraversamento del ponte con la possibilità di regolarne l’intensità.
Infine, sui terminali in rame delle colonne è posta una corona di proiettori a LED di elevata potenza, che illuminano la superficie delle colonne trasformandole in un vero e proprio segnalatore di posizione del Porto vecchio per la navigazione notturna.
L’intero sistema, gestito da una centralina elettronica, consente di variare l’intensità luminosa di ogni gruppo di apparecchi e di modificarne anche il colore.
TECNICA COSTRUTTIVA 
Si prevede la realizzazione in struttura mista acciaio – legno.
Il movimento saràrealizzato con rotazione intorno a un asse verticale, mediante cilindri concentrici incassati nel basamento di calcestruzzo rivestito in pietra, e azionato da un motore elettrico su ruote dentate.